Vi siete mai chiesti perchè ci sono una marea di libri, blog e riviste dedicate al mondo femminile e molte meno per quanto riguarda la moda maschile?!
Oppure perchè la donna ha la possibilità, nonchè la fortuna, di giocare con tantissimi capi, colori, scarpe, accessori sempre diversi mentre il guardaroba maschile si articola principalmente sulla classica triade: pantalone, camicia e giacca?!?
Questa nuova rubrica del blog servirà a tutti voi, cari maschietti, per imparare, capire, destreggiarvi tra guardaroba ed occasioni e, perchè no, per ispirarvi.
Prima di cominciare, occorre precisare che cosa sia la moda, essa infatti non coincide con l'abbigliamento. L'abbigliamento corrisponde alla semplice necessità di coprirsi, cioè è il risultato del pudore e dei schemi sociali che coinvolgono noi occidentali.
Fin dalle prime "organizzazioni sociali" l'abito assunse anche il compito di essere portavoce del ruolo sociale e politico di chi lo indossava. In epoca romana, per esempio, i cittadini liberi indossavano la toga per distinguersi dagli schiavi, ai quali spettava una tunica corta. L'immobilità temporale delle fogge vestimentarie comunicava la saldezza del potere e della sua organizzazione.
Fin dalle prime "organizzazioni sociali" l'abito assunse anche il compito di essere portavoce del ruolo sociale e politico di chi lo indossava. In epoca romana, per esempio, i cittadini liberi indossavano la toga per distinguersi dagli schiavi, ai quali spettava una tunica corta. L'immobilità temporale delle fogge vestimentarie comunicava la saldezza del potere e della sua organizzazione.
Questo modello è stato messo in crisi però a partire dal Basso Medioevo, infatti gli abiti iniziarono ad avere regole meno rigide e a seguire il gusto, l'inventiva e le risorse dei singoli o dei gruppi. Ovviamente la moda fu predominante tra le classi dominanti, le quali, per simboleggiare la propria potenza e il proprio prestigio, ricercavano, per se stessi e per la propria corte, il lusso e lo sfarzo più sfrenato. In questo caso pensare a Luigi XIV e alla sua corte viene quasi spontaneo! Tutti quelli che lo circondavano dovevano essere alla sua altezza: parrucche altissime (che, giusto per curiosità, lui indossò per ovviare al suo problema di calvizia!), gioielli, colletti di pizzo, rhingrave, stivaletti di pizzo, pizzi, giustacuore.
Nel corso del Settecento, serpeggiò con l'avvento della classe borghese un nuovo stile vestimentario più semplice e comodo. Gli abiti non dovevano più rispecchiare lo sperpero sfrenato dell'oziante classe aristocratica, ma dovevano incarnare valori come l'intelligenza, l'operosità, la salute, il benessere.
L'abito maschile era composto da marsina, camicia e calzoni, come da tradizione, ma al posto di tessuti pregiati, broccati e colorati venne adottata la lana come materiale e il nero o le tinte unite come colori.
L'abito femminile si spogliò di ogni parvenza teatrale e rococò e adottò forme più libere, materiali più naturali; infatti la camicia usata come indumento intimo venne promosso a vestito, legata in vita con un nastro e decorata sulla scollatura con uno scialle. Questa semplicità doveva veicolare uno stile di vita privato e familiare, il ruolo della donna, infatti, era ancora confinato all'interno delle mura domestiche.
Questi due modelli si svilupparono in modo antitetico: quello maschile si istituzionalizzò e quello femminile mutò, soggiacendo a trasformazioni e invecchiamento.
L'abbigliamento femminile fu più mutevole perchè le donne ottocentesche, non partecipando ad alcuna attività pubblica, non dovevano rispettare nessuno statuto, se non quello legato alla tradizione familiare. Ciò faceva dipendere la varietà dell'abito allo status sociale ed economico dell'uomo al quale erano legate.
L'abito maschile, invece, non subì molti mutamenti, se non quelli marginali e subordinati al modello principale, perchè era considerato come una divisa, come un emblema assoluto e istituzionale di potere e ruoli sociali.
Accettati i paradigmi fondamentali, istituzionalizzati da Lord Brummel, i mutamenti dell'abbigliamento maschile si concentrarono sui particolari: i tessuti, le cravatte, i guanti, i cappelli, la perfezione del taglio, la stiratura e la pulizia.
L'abito maschile era composto da marsina, camicia e calzoni, come da tradizione, ma al posto di tessuti pregiati, broccati e colorati venne adottata la lana come materiale e il nero o le tinte unite come colori.
L'abito femminile si spogliò di ogni parvenza teatrale e rococò e adottò forme più libere, materiali più naturali; infatti la camicia usata come indumento intimo venne promosso a vestito, legata in vita con un nastro e decorata sulla scollatura con uno scialle. Questa semplicità doveva veicolare uno stile di vita privato e familiare, il ruolo della donna, infatti, era ancora confinato all'interno delle mura domestiche.
Questi due modelli si svilupparono in modo antitetico: quello maschile si istituzionalizzò e quello femminile mutò, soggiacendo a trasformazioni e invecchiamento.
L'abbigliamento femminile fu più mutevole perchè le donne ottocentesche, non partecipando ad alcuna attività pubblica, non dovevano rispettare nessuno statuto, se non quello legato alla tradizione familiare. Ciò faceva dipendere la varietà dell'abito allo status sociale ed economico dell'uomo al quale erano legate.
L'abito maschile, invece, non subì molti mutamenti, se non quelli marginali e subordinati al modello principale, perchè era considerato come una divisa, come un emblema assoluto e istituzionale di potere e ruoli sociali.
Accettati i paradigmi fondamentali, istituzionalizzati da Lord Brummel, i mutamenti dell'abbigliamento maschile si concentrarono sui particolari: i tessuti, le cravatte, i guanti, i cappelli, la perfezione del taglio, la stiratura e la pulizia.
L'inglese George Bryan Brummel, detto anche Beau Brummel, fu il primo dandy della storia. La sua fu una vita dedita alla moda, all'eleganza e all'igiene, quest'ultimo fu un aspetto assolutamente innovativo, quasi scandaloso per gli uomini dell'epoca. La virilità infatti non coincideva assolutamente con acqua, sapone e profumo, anzi!! Addirittura l'acqua era considerata portatrice di batteri e infezioni, Brummel introdusse l'usanza di fare il bagno quotidianamente e di curare il proprio corpo.
A livello dell'abbigliamento operò una grandissima semplificazione rispetto al pomposo, lussuoso e sgargiante guardaroba settecentesco, oltre ad abolire le parrucche, il suo abbigliamento consistette in una giacca blu con bottoni d'oro, camicia bianca, pantaloni color crema e lucidi stivali neri al ginocchio.
La sua ispirazione attingeva al mondo militare, in particolar modo ai cicisbei francesi, e inconsapevolmente gettò le basi del guardaroba maschile come ancora oggi lo intendiamo.
Se la sua figura vi incuriosisce vi consiglio di vedere il film Beau Brummell: This Charming Man.
Fonti:
Enrica Morini, Storia della Moda XVIII-XXI secolo, Skira, 2011
Cally Blackman, 100 anni di moda, Mondadori, 2012
Enzo Miccio, L'eleganza del maschio, Rizzoli, 2013
www.wikipedia.it
www.baroque.it
Ian Kelly, Beau Brummell: This Charming Man, BBC Television, 2006
A livello dell'abbigliamento operò una grandissima semplificazione rispetto al pomposo, lussuoso e sgargiante guardaroba settecentesco, oltre ad abolire le parrucche, il suo abbigliamento consistette in una giacca blu con bottoni d'oro, camicia bianca, pantaloni color crema e lucidi stivali neri al ginocchio.
La sua ispirazione attingeva al mondo militare, in particolar modo ai cicisbei francesi, e inconsapevolmente gettò le basi del guardaroba maschile come ancora oggi lo intendiamo.
Se la sua figura vi incuriosisce vi consiglio di vedere il film Beau Brummell: This Charming Man.
Fonti:
Enrica Morini, Storia della Moda XVIII-XXI secolo, Skira, 2011
Cally Blackman, 100 anni di moda, Mondadori, 2012
Enzo Miccio, L'eleganza del maschio, Rizzoli, 2013
www.wikipedia.it
www.baroque.it
Ian Kelly, Beau Brummell: This Charming Man, BBC Television, 2006