La moda è ovunque, nelle vetrine, nelle strade, nei nostri armadi, sulla fiancata di un autobus, sulle pagine di Facebook o tra i vari post di Instagram.
Cambia, si adatta, ci adatta, si trasforma e si rinnova giorno dopo giorno e luogo dopo luogo.
Ma ciò che intendiamo oggi per moda a quando risale?
Quando è nata la moda?
La sua nascita, pensate un pò, non si deve nè ad un francese, nè ad un italiano, bensì ad un inglese, al grande Charles Frederick Worth.
Nacque nel 1825 in una piccola cittadina inglese, Bourne, da una famiglia medio borghese, iniziò a lavorare come commesso nel grande magazzino di tessuti Swan & Edgar a Londra. Dopo qualche anno, nel 1845, si trasferì a Parigi e trovò impiego presso un altro negozio di tessuti, Gagelin, diventando responsabile del reparto scialli e mantelli. Lì potette sperimentare anche le sue doti creative e pratiche, tanto che dopo 5 anni divenne il capo del reparto sartoria. Inizialmente entrò in società con il nuovo proprietario Octave-François Opigez-Gangelin, ma nel 1858 decise, grazie al finanziamento di Otto Bobergh, di mettersi in proprio e di aprire un atelier in Rue de la Paix 7.
Il successo arrivò nel 1859, la principessa Pauline von Matternich, moglie di un ambasciatore austriaco, acquistò due modelli di Worth: uno da giorno e uno da sera. L’abito da sera in tulle di seta argento e bianco venne indossato in occasione del ballo regale a Tuileries, suscitando tantissimo interesse da parte di tutta la corte e soprattutto dell’imperatrice Eugénie de Montijo, moglie di Napoleone III, tanto da nominare Worth suo fornitore ufficiale e sarto di corte.
Nacque nel 1825 in una piccola cittadina inglese, Bourne, da una famiglia medio borghese, iniziò a lavorare come commesso nel grande magazzino di tessuti Swan & Edgar a Londra. Dopo qualche anno, nel 1845, si trasferì a Parigi e trovò impiego presso un altro negozio di tessuti, Gagelin, diventando responsabile del reparto scialli e mantelli. Lì potette sperimentare anche le sue doti creative e pratiche, tanto che dopo 5 anni divenne il capo del reparto sartoria. Inizialmente entrò in società con il nuovo proprietario Octave-François Opigez-Gangelin, ma nel 1858 decise, grazie al finanziamento di Otto Bobergh, di mettersi in proprio e di aprire un atelier in Rue de la Paix 7.
Il successo arrivò nel 1859, la principessa Pauline von Matternich, moglie di un ambasciatore austriaco, acquistò due modelli di Worth: uno da giorno e uno da sera. L’abito da sera in tulle di seta argento e bianco venne indossato in occasione del ballo regale a Tuileries, suscitando tantissimo interesse da parte di tutta la corte e soprattutto dell’imperatrice Eugénie de Montijo, moglie di Napoleone III, tanto da nominare Worth suo fornitore ufficiale e sarto di corte.
A questo punto sarebbe sbagliato chiamare Worth ancora sarto, infatti non erano più le dame a decidere come avrebbero voluto che il vestito fosse fatto, ma esse sceglievano quale, tra i modelli proposti da Worth, fosse il più bello e adatto ai propri gusti.
Per la prima volta, qualcuno decideva i tessuti e i modelli per qualcuno altro, e il pubblico accettava e accoglieva la creatività ed il gusto di una persona.
Nacque così la figura del couturier, ovvero dello stilista.
Per la prima volta, qualcuno decideva i tessuti e i modelli per qualcuno altro, e il pubblico accettava e accoglieva la creatività ed il gusto di una persona.
Nacque così la figura del couturier, ovvero dello stilista.
"Le donne che vengono da me vogliono chiedere la mia idea, non eseguire la loro. Si affidano a me con fiducia e io decido per loro, questo le fa felici. Se dico loro che sono perfette, non hanno bisogno di altre prove. La mia firma sul loro vestito è sufficiente".
Il couturier non era più un semplice sarto, ma il suo ruolo passò da artigianale a intellettuale-artistico, poichè alla sapienza del mestiere si aggiunse anche la creatività.
"Io sono un artista. Ho il colore di Delacroix: io creo. Un vestito vale un quadro."
Worth capì che, per rendere riconosciuto e riconoscibile a tutti il proprio ruolo, la comunicazione non poteva esaurirsi tra le pagine della riviste dell'epoca, ma doveva passare anche attraverso la propria persona.
Prese a modello l'abbigliamento dei veri professionisti dell'estetica, cioè i grandi pittori del passato, e iniziò a ricevere le sue clienti in tenute molto eccentriche: vestaglie sopra camicioni indossate sopra pantaloni sformati, fiocchi, cappelli.
Si fece anche ritrarre da Nadar nel 1892 indossando abiti ispirati agli autoritratti di Rembrandt.
Il desiderio di associare il proprio nome ad un immaginario lussuoso, artistico e esclusivo non si limitò però solo a se stesso, ma coinvolse anche le sue clienti: l'accesso alla Maison non era aperto a tutti, infatti si poteva accedere solo se presentati da un'altra cliente; inoltre, dall'ingresso, le dame dovevano compere un percorso all'interno delle stanze della Maison costruito apposta per preparare la visione delle sue creazioni e per suggerire alle proprie ospiti un senso di riverenza ed inadeguatezza.
Inoltre, si deve ancora a lui la nascita della professione di modella, mannequin all’epoca.
I capi non venivano più presentati su manichino, ma venivano indossati da donne in carne ed ossa, Marie Augustine Vernet su tutte, e anche sua moglie, le quali sfilavano davanti alle clienti dell’atelier.
Per garantire l’originalità e l’autenticità del capo, Worth decise di cucire sul retro di ogni abito un’etichetta ritraente la sua firma.
Questo insieme di fattori inaugurarono l’inizio della haute-couture.
Prese a modello l'abbigliamento dei veri professionisti dell'estetica, cioè i grandi pittori del passato, e iniziò a ricevere le sue clienti in tenute molto eccentriche: vestaglie sopra camicioni indossate sopra pantaloni sformati, fiocchi, cappelli.
Si fece anche ritrarre da Nadar nel 1892 indossando abiti ispirati agli autoritratti di Rembrandt.
Il desiderio di associare il proprio nome ad un immaginario lussuoso, artistico e esclusivo non si limitò però solo a se stesso, ma coinvolse anche le sue clienti: l'accesso alla Maison non era aperto a tutti, infatti si poteva accedere solo se presentati da un'altra cliente; inoltre, dall'ingresso, le dame dovevano compere un percorso all'interno delle stanze della Maison costruito apposta per preparare la visione delle sue creazioni e per suggerire alle proprie ospiti un senso di riverenza ed inadeguatezza.
Inoltre, si deve ancora a lui la nascita della professione di modella, mannequin all’epoca.
I capi non venivano più presentati su manichino, ma venivano indossati da donne in carne ed ossa, Marie Augustine Vernet su tutte, e anche sua moglie, le quali sfilavano davanti alle clienti dell’atelier.
Per garantire l’originalità e l’autenticità del capo, Worth decise di cucire sul retro di ogni abito un’etichetta ritraente la sua firma.
Questo insieme di fattori inaugurarono l’inizio della haute-couture.
Ma le sue idee, decisamente all’avanguardia non finiscono qui, riguardano anche gli abiti: decretò il successo della crinolina, riducendone nel tempo l’ampiezza così da ridisegnare la silhouette femminile.
All’epoca, a dettare legge non era l’aderenza del vestito ma la sua voluminosità. Addirittura, si narra di una sfida tra l’imperatrice Eugénie e la regina Elisabetta per chi possedesse la gonna più gonfia.
La crinolina è una sottogonna rigida a cerchi in stoffa di crine, da cui prende il nome, che sosteneva, e gonfiava le gonne di pesantissimi tessuti come il velluto e la seta.
La sua struttura deriva dal guardinfante, che apposto sul grembo delle donne incinta, fungeva da scudo per proteggere il feto.
La crinolina veniva indossata all’altezza dell'ombelico e sopra al corsetto.
Worth ne lanciò la moda, facendone indossare una all’imperatrice Eugénie, considerata musa di stile dell’epoca. Infatti da quel momento, tutte le dame cercarono di imitarla, e gonne sempre più voluminose affollavano le corti, i palazzi reali, ma anche le strade.
La crinolina fu uno di quegli accessori che diede vita al fenomeno della moda, poiché non era indossata solo dai reali, ma anche dal popolo, senza discriminazioni.
Quindi la prima silhouette di Worth, grazie alla crinolina, fu a campana.
Con il tempo questi capi aumentarono a dismisura le proprie dimensioni fino a raggiungere, nella seconda metà dell’Ottocento, i 7 metri di circonferenza.
Qui, ne iniziò il declino, pensate alla sua scomodità, ai movimenti ridotti e limitati che permetteva, non era semplice sedersi, salire su una carrozza o anche attraversare una porta. Worth decise di dimezzarne la forma, introducendo il tournure: un sellino di crinolina rigido ideato per sorreggere la parte alta e anteriore della gonna. La parte anteriore dell’abito scivolava lungo i fianchi, seguendo il corpo della donna. Ecco ridisegnata una nuova silhouette, meno romantica e più slanciata, verticale.
Molto simile era anche questa seconda innovazione di Worth, il modello princess, cioè un abito unico, in cui la gonna e il corpetto erano uniti. Prevedeva una sopra-gonna aperta sulla parte anteriore e molto lunga posteriormente per creare uno strascico.
Tutti i suoi abiti, al di là del modello, erano preziosissimi: le stoffe, i pizzi, i ricami, le applicazioni utilizzate erano tra le più pregiate. Inoltre seguivano un generale gusto storicista: i frequentissimi colletti a lattuga e le ampie maniche fanno riferimento ad un repertorio di fine Cinquecento e inizio Seicento, oppure le rendigote, i fichu, i nastri da collo ricordano il Settecento.
Molto simile era anche questa seconda innovazione di Worth, il modello princess, cioè un abito unico, in cui la gonna e il corpetto erano uniti. Prevedeva una sopra-gonna aperta sulla parte anteriore e molto lunga posteriormente per creare uno strascico.
Tutti i suoi abiti, al di là del modello, erano preziosissimi: le stoffe, i pizzi, i ricami, le applicazioni utilizzate erano tra le più pregiate. Inoltre seguivano un generale gusto storicista: i frequentissimi colletti a lattuga e le ampie maniche fanno riferimento ad un repertorio di fine Cinquecento e inizio Seicento, oppure le rendigote, i fichu, i nastri da collo ricordano il Settecento.
Worth morì nel 1895, l’atelier passò alla moglie e ai figli, uno dei quali, Jean Philippe, proseguì la parte creativa. Con lui si assistì alla delineazione di una nuova silhouette, totalmente verticale e pulita, ogni elemento orizzontale venne abolito e ogni decorazione venne semplificata.
Alla fine dell’Ottocento e agli inizi del Novecento, questo spirito di massima semplificazione, derivante dal linguaggio figurativo giapponese, divenne dominante. Le espressioni più pregnanti furono l’Art Nouveau e i pittori preraffaeliti.
Nel 1953 maison Worth venne acquisita da casa Paquin.
A portarne avanti il nome, oggi, sono Je Revien, un profumo, e una linea di lingerie e costumi di scena, alcuni dei quali sono stati indossati anche da Lady Gaga, creata da Giovanni Bedin.
Alla fine dell’Ottocento e agli inizi del Novecento, questo spirito di massima semplificazione, derivante dal linguaggio figurativo giapponese, divenne dominante. Le espressioni più pregnanti furono l’Art Nouveau e i pittori preraffaeliti.
Nel 1953 maison Worth venne acquisita da casa Paquin.
A portarne avanti il nome, oggi, sono Je Revien, un profumo, e una linea di lingerie e costumi di scena, alcuni dei quali sono stati indossati anche da Lady Gaga, creata da Giovanni Bedin.
Continuando a parlare dei giorni nostri, la crinolina rimane ancora una grandissima fonte di ispirazione. La femminilità, la regalità, l’esclusività che suscita è innegabile, moltissimi stilisti ne sono affascinati e continuano a citarla, modificarla, stravolgerla nelle proprie collezioni.
I nomi sono veramente tantissimi: Valentino, Oscar de la Renta, Yamamoto, Dior, Comme des Garçon, Jean Paul Gaultier.
I nomi sono veramente tantissimi: Valentino, Oscar de la Renta, Yamamoto, Dior, Comme des Garçon, Jean Paul Gaultier.
Fonti:
Enrica Morini, Storia della Moda XVIII-XX1 secolo, Skira, 2011
www.vogue.it
www.wikipedia.it
Enrica Morini, Storia della Moda XVIII-XX1 secolo, Skira, 2011
www.vogue.it
www.wikipedia.it